Bombarde, vetrini e piombetti

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BOMBARDE, VETRINI, PIOMBINI

Le bombarde sono particolari “piombi” da lancio utilizzati principalmente nella pesca alla trota in lago e destinati ad una pesca a recupero a che a volte parte anche a notevole distanza da riva. Generalmente le bombarde coprono una grammatura che va dagli 8 ai 40 grammi e sono caratterizzate da un valore di affondabilità (G) cioè alla loro capacità di affondare più o meno velocemente nella colonna d’acqua. Queste zavorre sono costruite in balsa o materiale plastico e maggiori o minori quantità di zavorra posizionata in maniera diversa a seconda dei modelli. Per questo è possibile dosare la loro discesa verso il fondo sia per quanto riguarda il modo (di coda, piatta o frontale), sia per quanto riguarda la velocità di discesa. Le bombarde in commercio hanno più o meno tutte una forma simile, e si presentano con un corpo a pera o ellettico con inserito all'interno un tubicino in plastica, ma sia la loro forma che la quantità di piombo al loro interno ne modificano l’assetto e lavelocità.

COME FUNZIONANO LE BOMBARDE?

Montare una bombarda sulla lenza è molto semplice, basterà inserire sulla lenza madre nell’ordine: la bombarda,una perlina in gomma o un salvanodo, una girella tripla e finale da 1.50 a 2.50 metri con l’amo. La caratteristica puù importante delle bombarde è il loro comportamento in acqua detto “assetto”. Prendiamo in considerazione il loro diverso assetto, cioè la posizione che assumono in acqua durante il recupero. In commercio esistono bombarde che hanno la zavorra concentrata in coda, altre in mezzo e altre ancora dalla parte dell’astina. Durante il recupero lineare si comportano tutte più o meno allo stesso modo, ma durante le pause con il mulinello, e quindi nelle comunque necessarie fasi di sosta,il loro comportamento varia notevolemente. Le prime affonderanno allontanandosi dalla riva e per questa ragione l’esca rimarrà più tempo in sospensione, almeno fino a che che la bombarda non sarà scesa dell’equivalente della lunghezza del terminale portandosi dietro anche l’amo e l’esca. Le seconde scenderanno parallele rispetto al livello dell’acqua; anche in questo caso la fase di stallo dell’esca sarà abbastanza lunga anche se minore della precedente. Infine, nel terzo caso, quando la zavorra è concentrata verso l’astina della bombarda, anche nelle fasi di stallo l’esca non rimarrà mai in sospensione. Questo perché il lento avvicinarsi verso la sponda dell’attrezzo la porterà inesorabilmente con sé nel suo scendere verso il basso in maniera obliqua e nello stesso senso del recupero. Chiariti i tre tipi di assetto più comuni delle bombarde, adesso analizziamo il fattore “G” dove la G scritta sull'attrezzo equivale al quoziente di “affondabilità” di una bombarda. Una bombarda da 30 grammi infatti può essere più o meno veloce nell’affondare e può “pescare” sia in superficie che amezz’acqua che a fondo, a seconda del coefficiente di “affondabilità” che possiede.

LE BOMBARDE GALLEGGIANTI O DI SUPERFICIE

Vengono comunemente definite galleggianti tutte quelle bombarde che non affondano sotto la superficie e rimangono ben visibili anchea grandi distanze sul pelo dell’acqua, quindi con “G” uguale a 0. Tuttavia anche le bombarde con “G” da 0.20 a 0.60/0.80, pur non galleggiando in superficie, ci permettono comunque una pesca, anche lentissima, nei primi 5/10 cm d’acqua.

Le bombarde con “G” da 1 a 2.5 vengono invece definite di superficie. Anche con questo tipo di attrezzi potremo pescare abbastanza lentamente senza abbassarci troppo, ma il range di azione va da 10 cm a più o meno 70/80 sotto la superficie. Se recuperate velocemente, dato il loro basso coefficiente di “affondabilità”, escono letteralmente con l’astina fuori dall’acqua.

LE BOMBARDE SEMI AFFONDANTI

Con le bombarde semi affondanti ( G3 G4 fino a G5) passiamo ad un altro tipo di attrezzo, abbastanza veloce in discesa tanto che possono essere utilizzate per due scopi ben precisi. Il primo, il classico, per la pesca medio lenta tra gli 80 cm e i 2 metri sotto la superficie, il secondo, quando le trote stazionano lontane e a galla per essere più veloci ad entrare in pesca. Già dalle semi affondanti ci accorgeremo che a parità di grammatura, una G4 si sente maggiormente con sulla vetta della canna rispetto ad una G 0.60 questo a causa della maggior concentrazione di piombo rispetto alla quantità di balsa presente.

LE BOMBARDE AFFONDANTI

Poco utilizzate nei laghi con basso fondale, le bombarde affondanti (G7 G8) hanno due diversi criteri di utilizzo. Il primo, il classico, per la pesca medio lenta tra i 2.20 e i 5/6 metri sotto la superficie, il secondo, quando le trote stazionano lontane e dal metro al metro e mezzo di profondità.

LE BOMBARDE SUPER AFFONDANTI

Fanno parte di questa famiglia le bombarde chiamate comunemente dai pescatori “moretti” o “bugiardini” e sono in pratica bombarde “tutto piombo” per la pesca a stretto contatto con il fondo. La forma è simile alle altre anche se decisamente più snelle e l’80/85% del corpo è formato appunto dalla zavorra che è concentrata in coda e le fa affondare verticalmente rispetto alla superficie dell’acqua. La presenza dell’astina nonostante la disparità tra piombo e balsa ci dà la possibilità comunque di alzarle dal fondo e di riuscire a fare una sorta di pesca a saltarello anche a notevole distanza da riae e soprattutto anche a profondità oltre i 10 metri, tipiche dei laghi del Nord Italia.

COME PESCARE CON LA BOMBARDA

Una volta creata la montatura, inneschiamo l’amo e lanciamo posizionando la bombarda a 30/40 cm dalla vetta della canna. Quando pensiamo di essere quasi a destinazione rallentiamo la fuoriuscita del monofilo dal mulinello con un dito per dar modo al finale di stendersi in acqua. Non appena la bombarda cade in acqua chiudiamo l’archetto del mulinello e inziamo il recupero a canna alta. Variamo di lancio in lancio i secondi di affondamento della bombarda prima di iniziare il recupero e, nel caso, cambiamo anche bombarda cercando quella con “G” che ci permetterà di trovare la profondità di pesca a cui stazionano le trote. Come sempre, appena trovata la giusta sinergia, ripetiamo le operazioni fintanto che avvertiamo delle mangiate. Maggiore sarà il peso della bombarda lanciata e minore possibilità avremo di effettuare movimenti con l’ausilio della canna, questo per ovvie ragioni come la distanza e il peso dell’attrezzo. Con l’aumentare di peso e distanza è quindi molto più redditizio pescare con un recupero lineare variando l’angolazione della canna. Dopo il lancio e la breve attesa, iniziamo il recupero tenendo la canna orizzontalmente rispetto alla superficie e muovendola verso destra o verso sinistra. Arrivati a fine corsa ruotando lentamente il corpo e non agendo sulla manovella, torniamo alla posizione iniziale con il corpo e facendo qualche girodi mulinello solo per recuperare il filo in eccesso consentendo alla nostra azione una sorta di fase di stallo. Riprendiamo infine il movimento del corpo dalla parte opposta senza agire più sul mulinello e ripetiamo il tutto continuamente, prima da un lato e poi dall’altro.

QUALI TERMINALI USARE PER LA PESCA CON LA BOMBARDA?

Generalmente la lunghezza del terminale varia a seconda del peso della bombarda utilizzata, dai 10 ai 15 grammi 1.5 metri, dai 20 ai 25 grammi 1.8 metri, dai 30 ai 35 grammi 2 metri e dai 40 grammi in su oltre i 2 metri. In determinate situazioni però, come ad esempio su pesce molto indeciso e statico, è comunque ottima cosa allungare in ogni caso il terminale affinando anche il suo diametro e associandolo ad un amo abbastanza piccolo per poter innescare anche una camola singola. Nella pesca con bombarde galleggianti, utilizzando finali da 2.5 metri e oltre, è molto facile che in fase di lancio quest’ultimo si aggrovigli su se stesso, qualcuno è solito posizionare un piccolo piombino a circa metà finale. Possiamo anche utilizzare una girella singola del 20/22, che ha lo stesso utilizzo in fase di lancio, ma ci aiuta molto durante il recupero e soprattutto durante le soste e le fasi di calata dell'esca. Infine, nella pesca lunga più che mai, il deterioramento dell’esca durante il lancio e il prolungato recupero è maggiore che in tutte le altre tecniche. Per essere sempre in pesca e catturanti è necessario fare attenzione al suo stato ogni volta che terminiamo l’azione e cambiarla, di conseguenza, ogni volta che lo riteniamo necessario.

I VETRINI

Quando si parla di pesca alla trota lago si sente sicuramente parlare di: “vetrino” il quale non è altro che una zavorrasimile al classico piombino, ma costruito in vetro, la cui caratteristica è quella di dimezzare all’incirca il proprio peso specifico una volta che esso si trova in acqua. Infatti, un piombino da 4gr in acqua, mantiene il proprio peso, e affonda come una zavorra da 4gr; mentre un vetrino da 4gr sulla bilancia affonderà in acqua come se fosse una zavorra da 2gr. Questo fattore ci permette di raggiungere più o meno la stessa distanza di lancio che si raggiungerebbe con un normale piombino dello stesso peso, ma di poter effettuare un recupero della lenza più lento senza che l’esca scenda in maniera repentina verso il fondo. Sempre grazie a questa sua caratteristica, il vetrino, è particolarmente adatto quando le trote stazionano in prossimità della superficie o a mezz’acqua e quando le trote sono piuttosto apatiche e svogliate a rincorrere un’esca troppo “veloce”. La tecnica di pesca alla trota con il vetrino è da considerarsi quindi anch’essa una pesca di “ricerca” da effettuare quindi in presenza di poco pesce o comunque in presenza di trote lente a rincorrere l’esca; ed è una tecnica indicata soprattutto per la pesca in superficie o a mezz’acqua, anche se a volte capita di vedere alcuni pescatori che la adoperano per una pesca sul fondo. In alcuni casi, infatti, possiamo utilizzare una montatura con il vetrino anche per ricercare trote sul fondo, in presenza ovviamente di bassi fondali, ma bisogna prestare molta attenzione al recupero agendo molto di canna e pochissimo di mulinello per evitare brusche risalite dell’esca con conseguente distaccamento dal fondo. Anche nel caso del vetrino la canna ideale sul quale effettuare la montatura è una canna morbida, sensibile e dall’azione leggera in modo che si riescano a trasferire al meglio le vibrazioni all’esca e che durante l’abboccata le trote non sentano eccessivamente la trazione della cima della canna. Per quanto riguarda la costruzione della lenza, è esattamente la stessa utilizzata per la pesca con il piombino con la sola differenza che questa volta come zavorra si utilizzerà un vetrino.I vetrini, così come i piombini, sono disponibili in commercio di differenti misure e forme (short, slim).

quelli più utilizzati sono quelli nelle misure da 1(gr) a 5(gr) a seconda della distanza che si deve raggiungere e scegliendo la forma più tozza (short) se si deve scendere più verso mezz’acqua oppureuna forma più allungata (slim) per un recupero molto in superficie. Come già accennato in precedenza il recupero deve essere effettuato facendo tremare con decisione la cima della canna associando questo movimento ad un lentissimo recupero di mulinello cercando di mantenere l’esca all’altezza desiderata. Infine, l’ultimo riferimento al momento dell’abboccata durante il quale, una volta avvertita la tocca sulla cima della canna, si arresta completamente il recupero del mulinello, si diminuisce l’intensità e la forza delle “sbacchettate” e si attende al solita partenza decisa per poi ferrare.

I PIOMBINI

Per la pesca con il piombino si utilizza una canna con un’azione piuttosto morbida ed un cimino estremamente sensibile, sia per poter trasmettere le vibrazioni all’esca che per poter meglio avvertire e gestire l’abboccata e la relativa ferrata del pesce. La lunghezza della canna varia da 3,80mt fino a 4,20 e la potenza di lancio deve essere compresa tra 1 e 5 grammi dato che il peso delle zavorre è compreso in questo range. La lenza è composta ovviamente da una piombino, una girella tripla ed un finale di lunghezza che varia dai 60 ai 100 cm, più vicino ai 60 cm per la pesca di trote veloci e aggressive, più vicino invece ai 100 cm nel caso di trote lente e svogliate; in entrambe i casi il solito amo del n°8. Le zavorre più usate sono: piombi di varie forme, catenelle di piombini e vetrini; la forma e il peso specifico della zavorra influenzano il comportamento dell’esca sott’acqua. La tecnica di pesca alla trota con il piombino è indicata sia per la pesca in superficie che per la pesca in profondità, ma in entrambe i casi per una distanza piuttosto ravvicinata dalla riva o comunque in laghi di piccole dimensioni in cui le distanze da raggiungere non sono eccessive.

COME RECUPERARE I PIOMBINI: LA TREMARELLA

Lo strano nome di questo recupero bene illustra il movimento della canna, che deve, appunto, tremolare incessantemente, con lo scopo di far avanzare a scatti velocissimi l'esca. L'innesco avanza e si ferma velocissimamente, a scattini brevi, rapidissimi e incessanti, paragonabili a quelli di un gamberetto in fuga. Se a questo già invitante movimento si aggiunge la rotazione e una certa variazione di velocità degli scatti si capisce come l'istinto aggressivo della trota non sappia trattenersi. La tremarella si effettua con una lenza composta da una zavorra, una girella e un finale di lunghezza dai 30 ai 90 cm. Le zavorre più usate sono: piombi di varie forme, catenelle di piombini e vetrini; la forma e il peso specifico della zavorra influenzano il comportamento dell’esca sott’acqua. Il recupero si effettua con la sola canna, mentre questa si sposta bisogna far vibrare il vettino e tra un recupero e l’altro il filo in eccesso và recuperato con il mulinello; tutti questi movimenti servono a far procedere l’esca rotante alla stessa profondità e a scatti. L’intensità delle vibrazioni e la velocità di spostamento della canna variano a secondo della distanza di lancio e della profondità di pesca. Dopo aver effettuato il lancio, non appena la lenza tocca l’acqua, si chiude l’archetto del mulinello e si mette il filo in tensione; poi si conta mentalmente fino a quando si inizia il recupero: a parità di conteggio si avrà la stessa profondità di pesca. Una volta che si è avvertita una tocca si smette di tremare e, muovendo la canna per sostenere il piombo, si aspetta una partenza decisa quindi si ferra. Per la tecnica della tremarella si abbina ad ogni zavorra una canna dedicata dotata di una azione e di un vettino adatti a far avanzare la zavorra a scatti; una canna adatta per un piombo da 2gr difficilmente sarà adatta anche per uno da 5gr; il mulinello (preferibilmente a frizione anteriore) deve essere caricato con filo di diametro compreso tra lo 0,14 e lo 0,20.

COME RECUPERARE I PIOMBINI: IL SALTARELLO

In un certo modo questa tecnica di recupero ricorda la tremarella, ma c'è una differenza sostanziale: il modo in cui far avanzare l'esca. Lasciando da parte per il momento il tremore da imprimere al cimino, prendiamo in esame soltanto un elemento, ossia il modo in cui muovere la canna per effettuare il recupero. Il movimento usato è quello del pumping che vede la canna partire in posizione alta einclinata, con il filo teso che, a sua volta, deve far avvertire la pressione del contatto con il piombo. L'avanzamento dell'esca può avvenire in superficie o sul fondo e si ottiene spostando progressivamente la canna verso l'alto. Nel frattempo il mulinello rimane inattivo. Diventa immediatamente operativo a fine corsa della canna, per riavvolgere il filo mentre l'attrezzo ritorna velocemente in posizione iniziale. L'effetto "tremarella" va prodotto quando si sta sollevando la canna verso l'alto. Questo modo d'agire è indicato soprattutto per insidiare trote in superficie o a mezz'acqua quando queste sono scarsamente attive e faticano a reggere la tocca. Tuttavia il saltarello si esprime al meglio in inverno, quando le trote stazionano sotto sponda e attaccate al fondo. Per effettuare un corretto recupero a saltarello in inverno servono terminale dai 40 ai 60 cm e un piombino a goccia munito di astina; la canna va mossa il classico “pumping” per poi fermarlo e permettere al piombo di tornare sul fondo avendo cura di recuperare la lenza in eccesso con il mulinello.

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